Spicca in particolare il primo posto assoluto della “Sapienza” negli studi classici e nella storia antica. Insieme all’università di Bologna (Unibo) e all’università di Padova è l’ateneo più rappresentato in classifica. Le città italiane con più università classificate sono Milano (7), Roma (4) e Pisa (3). Ben 18 università italiane hanno ottenuto il riconoscimento di essere classificate tra le prime 100 per 36 distinte discipline.
In totale, gli atenei tricolori occupano 521 posizioni nella classifica. Rispetto alla scorsa edizione, 192 posizioni sono invariate, 166 sono migliorate, 85 sono peggiorate, e 78 sono new entry. L’Italia, rispetto allo scorso anno, ha quindi incrementato la propria presenza in tutte le classifiche, sia tra le top 50 (erano 29, ora sono 34), sia tra le top 100 (erano 83, ora sono 98) sia infine tra le top 200 (erano 213, ora sono 236).
Tra le altre posizione di eccellenza: il Politecnico di Milano è sesto in Arte e Design (perde una posizione), settimo in Ingegneria civile (ne guadagna due) e settimo in Ingegneria meccanica (avanza di dieci), undicesimo in Architettura.
La Bocconi è ottava al mondo per Business & Management, guadagnando due posizioni rispetto allo scorso anno. Sale di undici posizioni anche in Finanza, conquistando il 18° posto e mantiene il sedicesimo in Economia.
Il Politecnico di Torino entra per la prima volta nella classifica di Ingegneria mineraria, posizionandosi al 24° posto. Altri debutti eccellenti sono: quello dell’Università di Bologna in Odontoiatria (44° posto) e dell’Università di Pisa in Scienze bibliotecarie (50° posto).
”Questa edizione mostra una fotografia positiva per l’eccellenza accademica italiana – è il commento di Ben Sowter, responsabile Ricerca e Analisi di QS. “Il trend è degno di nota, specialmente se consideriamo la feroce competitività globale. Per mantenere le stesse posizioni, le università devono continuamente migliorare l’impatto della propria ricerca, coltivare collaborazioni accademiche internazionali e conferire lauree e titoli post-lauream che siano spendibili nel mondo del lavoro e apprezzati dai recruiter internazionali. Questo risultato incoraggiante, deve però tenere conto di una sfida: la fuga di cervelli. L’cse segnala come l’Italia sia tornata ai primi posti nel mondo per emigrati; per la precisione all’ ottavo. Si stima che un terzo siano giovani laureati”.