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Montanelli, la storia non si cancella con lo spray

“Oltraggio a Montanelli”. Il titolo del Corriere della Sera, in prima pagina, ben sintetizza lo sdegno collettivo per l’imbrattamento della statua a lui dedicata a Milano. Un atto vile verso uno dei più grandi e più liberi giornalisti italiani. Un amore infinito per la totale indipendenza che Montanelli pagò, tra l’altro, quando venne gambizzato nel 1977 dalle Brigate rosse. Proprio a pochi passi dal luogo dove sorge il monumento deturpato.

In questa stupida ondata di revisionismo storico, che negli Usa ha reso vittima della furia iconoclasta persino Cristoforo Colombo, il giornalista di Fucecchio è accusato di aver sposato “regolarmente” nel 1934, quando era ufficiale venticinquenne in Africa, una ragazza eritrea di 12 anni. Una pratica, il “madamato”, molto diffusa all’epoca. La vicenda è stata raccontata da lui stesso ad Enzo Biagi nel 1972, nel corso di una trasmissione televisiva: “Regolarmente sposata, in quanto regolarmente comprata dal padre. Aveva 12 anni, ma non mi prendere per un bruto: a 12 anni quelle lì sono già donne. Avevo bisogno di una donna a quell’età. Me la comprò il mio sottufficiale insieme a un cavallo e un fucile, in tutto 500 lire. Lei era un animalino docile; ogni 15 giorni mi raggiungeva ovunque fossi insieme alle mogli degli altri. In Abissinia funziona così”.

Certo, oggi quelle parole non suonano bene e sono intollerabili. Ma tutto va contestualizzato. Anche i presidenti George Washington e Thomas Jefferson avevano schiavi. Ma parliamo di un periodo a cavallo di Settecento e Ottocento. E che dire dei tanti artisti, il cui elenco è su internet, che hanno fatto parte della Repubblica sociale italiana, da Giorgio Albertazzi a Walter Chiari, da Carlo Dapporto a Dario Fo, da Gilberto Govi a Gorni Kramer, da Luciano Salce a Enrico Maria Salerno, da Ugo Tognazzi a Raimondo Vianello? Anche in questo caso è necessario contestualizzare, tanto più che molti di loro sono poi diventati, in età più matura, ferventi antifascisti.

E che dire di uno dei più grandi intellettuali del Novecento, Pier Paolo Pasolini, a lungo discriminato per le sue frequentazioni omosessuali?

La legittima e necessaria battaglia contro le discriminazioni e il razzismo non può essere certo attuata imbrattando monumenti o abbattendo statue. La storia non si cancella, è maestra di vita proprio perché ne dobbiamo trarre insegnamenti. Le risposte debbono essere di carattere culturale, le uniche capaci di agire profondamente nelle coscienze.

Inoltre, l’Italia migliore ha tratto giovamento non solo dagli scritti di un grande e coerente liberale come Montanelli, ma anche dai suoi insegnamenti di vita, ad esempio dal suo ferreo “principio della dignità” professionale, umana e morale, che lo ha portato a scelte anche dolorose ma coerenti con le sue idee. Quei giovani, più che lavorare di spray, potrebbero farlo di studio e di conoscenza: in sostanza l’esistenza di Montanelli potrebbe essere di stimolo per tradurre i suoi insegnamenti in linfa vitale per un Paese migliore.

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