Con l’arrivo dell’estate torna nella fascia cosiddetta dell’access prime time della Rai, “Techetechete”, trasmissione vintage che propone spezzoni di vecchi programmi televisivi.
Una proposta che da anni conferma il grande successo, ad iniziare dal titolo, scelto da quel genio di Pasquale Panella che ha firmato gli ultimi cinque album di Lucio Battisti, nonché l’ideatore del fortunato “Trottolino amoroso”. Una formula che ricalca un po’ il vecchio “Ieri e oggi”, andato in onda tra gli anni Sessanta e tutti i Settanta, condotto da personaggi del calibro di Lelio Luttazzi, Arnoldo Foà e Mike Bongiorno, ma con la presenza in studio di grandi ospiti.
È vero che la tv-nostalgia ha successo perché la maggior parte dei telespettatori è avanti con gli anni. Ma non è solo questo il motivo. Il confronto tra quella televisione e quella odierna è impietoso: allora la Rai vantava eccellenze in ogni settore – registi, coreografi, scenografi, sceneggiatori, orchestrali, ecc. – i cui prodotti in bianco e nero costituivano un punto di riferimento anche internazionale per l’originalità e la creatività.
Ieri sera, ad esempio, è stata riproposta una sintesi del programma “Milleluci” del 1974, condotto da due donne (e che donne), Mina, nell’ultima conduzione televisiva, e Raffaella Carrà, rimasta un’indiscussa icona internazionale. La trasmissione, in ogni puntata delle otto, ha proposto un genere di spettacolo, dalla radio al café chantant, dalla rivista alla tv, dall’avanspettacolo al cabaret, dal musical all’operetta (con deviazioni sul circo e sulla commedia musicale). Per ogni genere ospiti di livello: Quartetto Cetra, Franca Valeri, Nilla Pizzi, Monica Vitti, Erminio Macario, Nino Taranto, Gino Bramieri, Wanda Osiris, Adriano Celentano, Alberto Lupo, le Gemelle Kessler, Aldo Fabrizi, Paolo Villaggio, Paolo Poli, Cochi e Renato, Enrico Montesano, Ave Ninchi, Moira Orfei, Renato Rascel.
La tv odierna, viceversa, offre ormai un’inflazione di format internazionali con ospiti spesso pescati da “scarti” della società civile, come personaggi estromessi ormai da anni dallo spettacolo o addirittura ex parlamentari o giornalisti molto sensibili al denaro. Sempre più trasmissioni registrano ascolti flebili, qualcuna è persino costretta a chiudere i battenti. Complessivamente la tv è stata abbandonata da almeno un paio di giovani generazioni. E, sul fronte Rai, pagare il canone per una proposta che ha quasi soltanto in Sanremo il punto di forza “pesa” sempre più agli italiani.
Perché siamo arrivati a ciò? Sostanzialmente la televisione è lo specchio della società. E tra le cause del degrado qualitativo va annoverata anche l’eccessiva commercializzazione: la tv è ormai fatta per gli sponsor. Ovviamente come Unsic siamo favorevoli ai consumi, che hanno permesso di accrescere il benessere collettivo del mondo occidentale e stanno facendo lo stesso nei Paesi cosiddetti emergenti. Ma, da sempre, poniamo attenzione all’etica del capitalismo e del progresso in genere: i consumi non possono costituire una fede incrollabile perché vanno conciliati con il benessere individuale e collettivo e con la qualità della vita. Ciò vale per l’offerta culturale al pari dell’armonizzazione della produzione economica con la salvaguardia ambientale.
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
