lunedì , Maggio 13 2024
Home / Centro studi / Fondi e finanziamenti: la mano pubblica c’è, le piccole imprese devono mettersi in caccia

Fondi e finanziamenti: la mano pubblica c’è, le piccole imprese devono mettersi in caccia

I fondi pubblici all’impresa ci sono, e talvolta il mancato accesso è responsabilità dell’imprenditore stesso. Lamentarsi della burocrazia si può e talvolta si deve, ma occorre anche chiedersi se sia stata veramente compiuta un’analisi costi-opportunità, che potrebbe permettere di accedere a finanziamenti che evitino le strettoie del mercato del credito bancario. Qui un breve Bignami (non del tutto esaustivo, ma abbastanza ampio) delle opportunità per l’impresa.

Legge “Sabatini: il più antico strumento di sostegno all’industria, soprattutto per l’acquisto di macchinari, esiste sin dal 1965, e porta il nome del deputato che la promosse. Ovviamente lungo gli anni è stata emendata e aggiornata, tanto che si parla di “nuova Sabatini” o di “Sabatini ter”. Oggi, la domanda può arrivare a 4 milioni di euro per impresa, e fino a 100mila euro il finanziamento è erogato in un’unica tranche.

La Sabatini a sua volta è oggi solo uno dei pilastri del Piano nazionale industria 4.0: attraverso il MISE (Ministero per lo sviluppo economico) si può accedere a un ventaglio significativo di opportunità, ricordando che “4.0” significa la trasformazione produttiva delle aziende e dei loro sistemi verso la cosiddetta “Quarta rivoluzione industriale”, cioè la produzione automatizzata, robotizzata, fortemente connessa per via telematica con forti elementi di sicurezza informatica e sostenibilità energetica; sui prodotti, in direzione dell’”Internet delle cose”, cioè di prodotti in grado di comunicare direttamente al controllore informazioni sul loro funzionamento, come avviene, tanto per fare un esempio semplice, con la domotica, quando gli elettrodomestici di casa si attivano su indicazione del proprietario via cellulare.  

Tra queste opportunità (ma non soltanto) segnaliamo il Credito d’imposta formazione che favorisce la formazione del personale in questo senso; le agevolazioni per start-up e piccole imprese che dimostrino un buon grado di innovazione; i cosiddetti Iper e Super Ammortamenti degli investimenti, che si possono autocertificare con l’Agenzia delle Entrate in sede di bilancio.

Legge “Nuova Marcora”: ampliando quanto previsto dalla legge Marcora degli anni 80, che era partita dall’intervento di società finanziarie pubbliche nella partecipazione alle cooperative interessate a garanzia del piano industriale, oggi sostiene anche certe cooperative che impiegano lavoratori di aziende in crisi, ed estende i suoi benefici a tutte le cooperative del Mezzogiorno, prevedendo forme di finanziamento meno impegnative per la compagine societaria.

Resto al Sud: è invece un programma di finanziamento per giovani imprenditori meridionali (ma anche delle aree sismiche colpite dai terremoti del 2016 e 2017 in Centro Italia) che prevede un contributo (a fondo  perduto per il 35%) per la creazione di nuove attività. Si tratta di un programma non sempre conosciuto, ma che è cresciuto negli ultimi anni, estendendosi ai professionisti e alzando fino a 46 anni il tetto d’età. La nuova legge di bilancio prevede anche l’istituzione di un fondo Cresci al Sud, per le imprese già attive, tutto da vedere nel suo funzionamento nel 2020.

Accanto ai programmi governativi, ci sono i diversi programmi europei, condotti attraverso le Regioni (si va direttamente da Bruxelles all’ente regionale, che propone i “famosi” POR, programmi operativi regionali) quali il fondo di sviluppo regionale FESR (qui per esempio il POR FESR della Regione Lazio ) oppure attraverso apposite agenzie che fungono da intermediatori finanziari riconosciuti.

Si tratta quindi di un vero e proprio mare di possibilità, che, per dirla con franchezza, sono sovente ignorate dagli imprenditori italiani, o perché non le conoscono, o perché trovano complesso percorrerle, magari per mancanza di risorse umane in azienda che sappiano lavorarci. Anche se a volte i requisiti per chiedere i finanziamenti sono complessi, e in certi casi, in alcuni programmi europei, richiedono di lavorare in inglese, francese o tedesco (cosa sentita come normale nei piccoli Paesi come la Slovenia o l’Olanda, ma che  provoca reazioni di rifiuto forti nel mondo delle aziende italiane), non basta lamentarsi delle complessità, occorre farci i conti a saperla affrontare. Dotarsi di collaboratori è un modo, rivolgersi ad agenzie specializzate, verificandone sempre l’attendibilità, un altro.

Check Also

formazione

La formazione degli immigrati come risorsa

L’articolo di Luca Cefisi, apparso sulla rivista “Forme” n.25, pone l’attenzione sulle potenzialità dei lavoratori immigrati in …