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Legge di stabilità 2018: una lettura ragionata

La “finanziaria”, come ancora si usa chiamarla, offre, come ogni anno, la cornice generale per l’azione degli enti pubblici e delle imprese. La prima notizia, buona e importante, è la non-notizia che Iva e accise sui carburanti non aumenteranno: anche per quest’anno, non parte il temuto aumento delle imposte sui consumi, che può scattare in automatico (la cosiddetta “clausola di salvaguardia”) in caso di deficit di bilancio. Anche le aliquote dei tributi locali vengono comunque congelate per tutto l’anno (con eccezioni: sulla Tari ci sarà spazio di manovra per i Comuni, come sulla tassa di soggiorno e quella per l’occupazione di spazi, e rimane anche la “vecchia” maggiorazione Tasi stabilita con leggi precedenti); sarà lo Stato a sostenere gli enti locali con contributi straordinari per scuole e strade, compensando la minore Imu riscossa nel passaggio dalla vecchia Ici e facilitando l’impiego dell’avanzo di bilancio.

Si conferma quindi l’impostazione del governo di ridurre la pressione fiscale (un approccio che può anche essere considerato ancor più urgente per ragioni politiche contingenti, visto che questo sarà anno di elezioni). Quindi al blocco degli aumenti si accompagna la conferma delle agevolazioni fiscali per gli interventi di ristrutturazione edilizia e gli strumenti fiscali del superammortamento e dell’iperammortamento: con il primo, si intende l’agevolazione per i beni strumentali nuovi (ma con l’esclusione dei veicoli), con il secondo, un’agevolazione anche maggiore per l’acquisto di beni che siano rivolti alla trasformazione tecnologica, secondo il programma detto di Industria 4.0. Per questo viene confermato anche il sostegno per l’acquisto di macchinari detto “nuova Sabatini”, che è un poco il grande classico degli aiuti statali alle piccole imprese, visto che, anche se “nuova”, mantiene in vita il principio della buona vecchia legge Sabatini, del 1965.

Molte misure di sostegno fiscale per le imprese e l’occupazione hanno poi una loro versione ampliata per il Mezzogiorno, con garanzie aggiuntive. Qui la legge di stabilità va letta in parallelo con la legge di conversione, dell’agosto scorso, del “decreto Mezzogiorno”: è la legge che prevede il mega-bando “Resto al sud”, che offre ai giovani imprenditori fino ai 35 anni l’accesso a finanziamenti agevolati, in parte a fondo perduto; le Zes, le Zone economiche speciali dove impiantare un’impresa in modo agevolato, e la banca delle terre incolte, anch’esse offerte ai giovani, agricoltori under 40. Sempre in campo tecnologico, nuove fasce di frequenze per la banda larga wireless, insomma l’internet da cellulare a velocità buona come con la rete fissa, e per “fare spazio” i televisori casalinghi dovranno cambiare piattaforma digitale terrestre; il segnale sarà anche migliore, ma ci sarà necessità di nuovi decoder per i televisori più vecchi.

Si prosegue con gli incentivi all’occupazione: com’è noto, dalla fase iniziale del Jobs Act, che vide un incentivo per tutti i nuovi assunti, si è passati a un incentivo mirato all’assunzione dei giovani, nuovi assunti o già in apprendistato, sempre con il meccanismo dello sconto sui contributi previdenziali.

Vi è poi il rinnovo dei contratti per gli statali, una questione annosa, che porterà ad un atteso aumento degli stipendi per i pubblici dipendenti, già a lungo bloccati.

Rimane anche il bonus “80 euro”, cioè lo sconto fiscale di 80 euro mensili per i salari più bassi, e il “bonus bebè”, mentre sale il tetto a 4mila euro annui di reddito massimo per considerare un figlio che faccia qualche lavoretto pur sempre a carico dei genitori. Ritorna anche, per le famiglie, la detraibilità fiscale degli abbonamenti ai mezzi pubblici.

Per il mondo dell’istruzione e della ricerca, oltre al “bonus docenti” e al “bonus 18enni”, 500 euro per docenti e giovani da spendere in strumenti culturali, ci saranno più fondi per gli stipendi dei docenti universitari.

Per le pensioni, si conferma l’Ape “sociale donna”, cioè l’anticipo pensionistico (Ape) normalmente previsto per i pensionandi che costretti ancora a coprire un certo periodo di tempo prima della pensione, sarà agevolato in maniera particolare per le donne con figli. Saranno ammessi all’Ape anche coloro che provengono da lavori a tempo determinato e viene confermata quella che gli esperti di pensioni chiamano allegramente “Rita”, cioè la “Rendita integrativa temporanea anticipata”. Si prevedono poi maggiori spese per il Rei, il Reddito di inclusione sociale.

Per coprire un bilancio in effetti meno “austero” che in passato, oltre naturalmente al deficit che viene previsto in 10,9 miliardi, si conta sulle nuove entrate, in particolare dal recupero dell’evasione fiscale (5,1 miliardi previsti) e dalla spending review ministeriale: il governo è, infatti, certo di far dimagrire di altri 3,5 miliardi i costi della pubblica amministrazione. Nel crescente rigore in campo fiscale fa parte la fatturazione elettronica, meglio tracciabile e controllabile, che partirà operativamente dal 2019, e la web tax, che comunque rimane limitata al “B2B”, cioè alle transazioni tra imprese business to business, senza gravare sugli acquisti on-line dei semplici consumatori.

In questo ampio quadro di provvedimenti, tutti importanti e degni di discussione e critica, sarebbe appena il caso di menzionare la questione che pure è sembrata più di tutte appassionare l’opinione pubblica dopo Capodanno, con la “scoperta” che la legge sul Mezzogiorno del l’agosto scorso prevedeva, nell’ambito di una serie più ampia di nuove regole sulla gestione dei rifiuti, anche la previsione di cominciare dal 1 gennaio 2018 una stretta sull’inquinamento da plastiche, che stabilisce che anche quei sacchettini per l’ortofrutta usati nei supermercati per pesare la merce e farla passare in cassa siano obbligatoriamente riciclabili e compostabili, e che il loro prezzo sia calcolato separatamente nello scontrino, perché il consumatore “veda” quanto consuma di plastica. Questo, inoltre, favorisce l’industria italiana delle ecoplastiche, un settore industriale, non ce ne sono molti ormai, dove l’Italia è all’avanguardia. La reazione sui social network e alcuni mezzi d’informazione ha avuto più a che fare con la psicologia che con l’economia: si sono proposte diverse “teorie del complotto”, e si è sostenuto che si tratti di una nuova “tassa”, quando invece è l’emersione di un costo che c’è sempre stato per il consumatore (1-3 centesimi a sacchetto, per un costo annuale sui bilanci delle famiglie medie di forse 12-15 euro all’anno). Basterà qui ricordare che il semplice riutilizzo di quegli stessi sacchetti in casa per il conferimento della parte umida della spazzatura (5-10 centesimi al pezzo) già costituisce un risparmio nel bilancio familiare.

(Luca Cefisi)

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