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Un recente studio dell’Unione Europea del 2015 sui redditi agricoli comparati

Un recente studio dell’Unione Europea del 2015 sui redditi agricoli comparati può essere così sintetizzato: “Per Unione Europea a 27 paesi, esiste una forte relazione tra la dimensione economica dell’azienda agricola e i livelli medi di reddito generato, che si applica non solo al Reddito Agricolo familiare per azienda agricola (come si potrebbe prevedere), ma, fatto ancora più importante, anche al reddito per unità di lavoro familiare. 1393338873433-jpgfilename_utf-81393338873433 Occorre prestare attenzione all’interpretazione dei risultati per le piccole aziende poiché sono rappresentati solo alcuni Stati membri a causa dell’applicazione di diverse soglie per l’inclusione nella Rete di Informazione Contabile Agricola; solo per le classi di dimensione con produzione standard pari ad almeno 25000 euro sono rappresentati tutti i paesi. Detto ciò, in ciascun orientamento produttivo le aziende agricole più piccole hanno i redditi più bassi e i redditi assoluti per unità di lavoro familiare aumentano con la dimensione dell’azienda.” Il dato del sistema agricolo italiano è quello di essere caratterizzato da una micro-dimensione e da una conduzione in gran parte di tipo familiare, proprio il tipo di impresa che secondo l’indagine dell’Unione europea è strutturalmente caratterizzata da bassa redditività. Quanto alla distribuzione del reddito a livello di azienda agricola la stessa ricerca nota che va notato che “esso è molto disomogeneo; il 20% della manodopera genera il 78% del Reddito Agricolo Familiare. Inoltre, nei tre anni dal 2010 al 2012 i redditi sono stati in media negativi per gran parte della manodopera agricola, a indicare che ulteriori fattori, quali il reddito derivante da altre attività lucrative, sono importanti per spiegare la capacità di sopravvivenza di dette aziende agricole. Un’ampia maggioranza di aziende agricole dell’Unione europea è organizzata in unità indipendenti (aziende gestite da famiglie o società legalmente costituite) e pertanto gli agricoltori ricevono i propri rendimenti dall’agricoltura sotto forma di reddito da impresa o, meno formalmente, profitto aziendale. PACPer le imprese familiari il reddito da impresa è un ibrido, nel senso che rappresenta una combinazione di rendimenti del lavoro non retribuito fornito dalla famiglia, dell’utilizzo della propria terra e del proprio capitale, e della funzione di gestione e assunzione del rischio. Le modalità di definizione e valutazione del reddito in questione saranno esaminate in seguito, ma occorre innanzitutto rilevare perché l’osservazione delle variazioni e delle differenze dei redditi da impresa (varie forme di confronti nel tempo e di ordine geografico e congiunturale) interessa le finalità correlate alla Politica Agricola Comunitaria.” Un’agricoltura quindi non autosufficiente che soprattutto in contesti non molto avanzati si presenta più come forma di integrazione del reddito che come attività in grado di assicurare una sussistenza autonoma. Va anche ripensato alla luce di queste considerazioni lo schema di incentivi della Politica Agricola Comunitaria.
Infatti, l’agricoltura svolge anche altre funzioni rispetto a quella principale di produzione di beni. L’agricoltura è spesso un presidio per la difesa del territorio, è un fattore che porta a limitare lo spopolamento delle aree interne, è un forte stimolo alla tutela ambientale. Tutte queste funzioni aggiuntive alla primaria di produzione di beni sono la vera ricchezza dell’agricoltura. Ma perché queste funzioni possano esplicare al massimo grado i loro benefici è necessario che la funzione primaria dell’agricoltura e, cioè, la produzione di beni, dia un sufficiente grado di redditività agli agricoltori. Il dato che emerge forte è che sono generalmente bassi sia i livelli di redditività aziendale sia la propensione ad investire delle aziende del settore primario e ciò per tutta una serie di motivi.
centri-assistenza-agricolaQuella della distribuzione del reddito all’interno della filiera è dunque un aspetto importante e fondamentale. Assicurare un livello di reddito adeguato agli agricoltori è una condizione prescindile per poter trarre vantaggio dalle altre esternalità dell’agricoltura di cui abbiamo parlato all’inizio dell’articolo. Compito di un’associazione di categoria è quindi quello di mettere in campo tutte le azioni che possano contribuire all’obiettivo di assicurare un sufficiente livello di redditività alle attività agricole. La questione sarà sicuramente centrale nei prossimi anni. Il futuro di gran parte delle aree agricole del nostro paese si gioca sulla capacità di trasferire lungo la filiera una parte di reddito a beneficio del primo anello, generalmente quello più debole, di tutto il sistema. La filiera agroalimentare integrata con la grande distribuzione commerciale concentrano un enorme potere di mercato nei confronti degli agricoltori, che in molti casi non riescono a coprire i costi di produzione. Ciò può avvenire sicuramente attraverso degli incentivi diretti e attraverso norme che diano origine a benefici fiscali. banner-impresa-cresce-defCompito dell’UNSIC in questo senso sarà quello di interagire con il parlamento e con il governo chiedendo delle norme che possano permettere di raggiungere questo obiettivo. Ma accanto queste misure di natura pubblica, occorre che si attivino anche meccanismi di mercato che possano essere in grado di far rimanere una parte della redditività agli agricoltori. È importante che le associazioni di categoria giochino un ruolo diverso e più moderno che è quello di essere dei concentratori e degli ottimizzatori dell’offerta. Il singolo produttore viene di solito schiacciato dal lato forte del mercato che gli impone prezzi, quantità e qualità, sfruttando anche le situazioni di momentanea difficoltà che spesso i produttori sperimentano. Occorre quindi creare un coordinamento delle associazioni di categoria in maniera da creare un’interfaccia tra il produttore e il mercato, garantendo quantità e qualità, ma difendendo un livello minimo dei prezzi. Il tutto ovviamente prevedendo anche dei meccanismi solidali che aiutino i produttori in difficoltà e che evitino che questi siano costretti a svendere gran parte della loro produzione. Obiettivo di questi interventi deve essere sicuramente quello di eliminare le distorsioni e tagliare le intermediazioni con l’offerta attraverso la rete delle connessioni il più possibile dirette fra consumatori e produttori o mediate al più attraverso strumenti gestiti direttamente dalle associazioni di categoria Occorre rivitalizzare innovandola la rete dei consorzi agrari che devono diventare un interfaccia fra consumatori e produttori, come è necessaria una struttura a rete di assistenza alle imprese agricole che permetta loro di potersi confrontare direttamente con il mercato. Il nuovo ruolo che devono svolgere le associazioni di categoria deve essere proattivo. Non si devono limitare al tentativo di tutelare gli interessi peraltro legittimi delle imprese e del settore, ma devono anche proporsi come providers e facilitatori per le imprese. Devono essere in grado di erogare una serie diversificata di servizi che vanno dall’assistenza fiscale alla certificazione di qualità, alla certificazione ambientale, alla certificazione etica fino ad arrivare alla consulenza di marketing e di packaging dei prodotti. Questo è un nuovo ruolo per le associazioni di categoria che devono passare da una semplice rappresentanza di interessi ad un intervento attivo come intermediari all’interno dei meccanismi di mercato.

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