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Cavaglià (Biella): alla scoperta del menhir

Cavaglià_Perotto
Pier Giorgio Perotto, nato a Cavaglià, ingegnere dell’Olivetti, è stato l’ideatore del primo personal computer, cioè colui che ha gettato le basi per portare l’Italia al vertice della tecnologia mondiale.

Il comune di Cavaglià occupa una superficie di circa 25 chilometri quadrati e si colloca ad un’altezza di 271 metri sul livello del mare. Ad oggi (giugno 2017) conta 3.679 residenti.
Il territorio, per lo più pianeggiante, si stende ai piedi della collina morenica della serra, che separa Biella da Ivrea ed è la più lunga collina morenica d’Europa. Colli degradanti verso prati e campi caratterizzano il paesaggio, tipicamente agricolo e punteggiato da frutteti, vigne e vivai.
L’etimologia del nome del comune andrebbe ricercata nella voce celtica “caula”, cioè cavità naturali formate da colli isolati e da catene di colli a guisa di valli o convalli. Il nome primitivo del sito sarebbe stato caulliaca, ovvero luogo delle valli o convalli.
Cavaglià sorge in un’area popolata sin dall’antichità; i celti diedero nome a diverse regioni intorno all’abitato principale. Proprio alla presenza dei celti è legato uno dei motivi di interesse del territorio: vi sorge infatti un “cromlech”, vale a dire un’area di culto precristiana formata da undici megaliti detti menhir. Il più imponente è in posizione centrale e gli altri dieci formano un cerchio intorno ad esso.
Si tratta di reperti antichissimi la cui collocazione richiedeva una tecnica progredita. Si ritiene che, con ogni probabilità, l’intera zona fosse una vasta area di culto, sorta nei pressi di un laghetto ormai prosciugato.
I menhir, parola che significa “pietra lunga”, spesso risalgono all’epoca neolitica ma il loro utilizzo si protrasse fino all’età del bronzo e anche in epoche più vicine a noi. Varie prove acquisite dagli studi
archeoastronomici dimostrano che, in gran parte, furono eretti con il chiaro scopo di essere utilizzati come mire per segnare il sorgere o il tramontare sulla sfera celeste di particolari oggetti astronomici, quali il sole ai solstizi, la luna ai lunistizi ecc…, che venivano studiati osservando la proiezione della loro ombra. Spesso fungevano da monumenti funerari e venivano anche legati al culto del sole.
A Cavaglià sono stati poi rinvenuti resti di strade, lapidi ed altri oggetti che testimoniano la presenza dei romani nel sito.
La storica ubicazione del paese, al centro di importanti crocevia viari, deve essere interpretata come una possibilità di sviluppo legata al settore turistico; il collegamento con il biellese e le sue valli è veloce ed è una possibile tappa per i numerosi fedeli che si recano a visitare il santuario d’Oropa.
Di seguito, descriviamo brevemente gli edifici che caratterizzano maggiormente il paese.

Patrimonio artistico

SanMicheleChiesa parrocchiale di San Michele – Grande costruzione in stile neoclassico, sorse su progetto del 1779 dell’architetto Filippo Castelli in seguito alla demolizione della precedente parrocchiale, divenuta troppo esigua per le 2.500 anime che Cavaglià contava.
Fu consacrata nel 1798, prima che l’edifico fosse ultimato; la facciata fu compiuta nel 1886. All’interno è l’organo dei fratelli Serassi di Bergamo, pagato con una pubblica sottoscrizione e collaudato nel 1821. Gli altari, su disegno dello stesso Castelli, sono opera di G. Cattaneo. La chiesa è una delle più ampie di tutta la diocesi. Il campanile appare decisamente piccolo; si tratta infatti di quello della vecchia parrocchiale demolita ed è opera in pietra risalente alla seconda metà del XVI secolo.
babilone-cavagliàSanta Maria di Babilone – Chiesa a pianta ellittica risalente all’inizio del secolo XVII, è stata definita il miglior monumento barocco secentesco del Biellese; il suo architetto va ricercato tra i seguaci di Antonio Vitozzi (1539-1615). Al suo interno da notare un altorilievo in stucco policromo raffigurante i Re Magi che offrono doni a Gesù Bambino, notevole per antichità; si tratta infatti di un’opera dei secoli XII-XIV, tratta dalla primitiva chiesa successivamente demolita.
Chiesa dei Santi Francesco e Bernardino – Era in origine la chiesa della Confraternita dei Disciplinati, sorta sui resti di una precedente a partire dal 1664. Tra le opere più importanti che si trovano al suo interno, quattro dipinti murari (sec. XVIII) – in parte danneggiati dall’umidità – che rappresentano episodi della vita di San Francesco d’Assisi. Interessanti anche l’altare maggiore a intarsi marmorei e la balaustra, scolpiti originariamente per la chiesa parrocchiale e qui trasportati nel 1728.
Chiesa di Cagliano – Piccola chiesa dedicata alla Madonna riedificata a partire dal 1650 e completata nel 1746 per essere utilizzata dai fedeli che vivevano in una zona piuttosto lontana dal centro del paese, porta l’impronta di due costruzioni diverse. Il lato nord dell’edificio e il campanile risalgono infatti, con ogni probabilità, al secolo XI. L’altare maggiore è sormontato da una tela, raffigurante la Sacra Famiglia e con ancona in legno dorato e dipinto, opera di Pietro Lace di Andorno (1718). Tra i dipinti, da notare quelli raffiguranti Sant’Antonio da Padova e San Francesco d’Assisi, recanti la data del 1651.
Oratorio di San Rocco – L’oratorio fu demolito e ricostruito verso il 1746, in seguito ad un voto della popolazione dopo una pestilenza che colpì il bestiame. Soppresso nel 1807 dal Vescovo di Vercelli, venne riaperto al culto con il ritorno dei Reali Sabaudi. All’interno l’altare e l’ancona in finto marmo sono opera dei luganesi Solari,
databili attorno alla metà secolo XVIII.
MenhirMenhir – A ridosso della rotonda dove si incontrano la SS143 (che porta a Biella e a Santhià) e la SS593 (che porta a Borgo d’Ale) è presente quello che è probabilmente il più grosso sito archeologico di Menhir del Piemonte.
E’ stato identificato e valorizzato solo di recente. È stato accertato che i Menhir risalgono come minimo all’età del ferro.
Sulle colline a nord del centro abitato si può vedere il sito archeologico dove sorgeva il castello di Cavaglià la cui esistenza è provata in documenti risalenti al 1034 (fonte: “Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po. Atlante aerofotografico dell’architettura fortificata sopravvissuta e dei siti abbandonati”, Vercelli, 1993).

(Gi.Ca.)

Castello Rondolino
Cavaglià (Biella) – Castello Rondolino

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