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Il voto in Sardegna

L’analisi del voto sardo è in queste ore al centro della scena politica. Ha vinto il centrosinistra caratterizzato dal cosiddetto “campo largo”, ossia da Pd e Cinque Stelle uniti, con una serie di formazioni minori che hanno garantito preziosa linfa.

Nuova governatrice è Alessandra Todde, nuorese, 55 anni, imprenditrice con una laurea in informatica, già amministratrice delegata di Olidata. È stata vicepresidente del Movimento Cinque Stelle (dal 2021 al 2023), sottosegretaria al ministero dello Sviluppo economico nel governo Conte II e viceministra allo Sviluppo economico nel governo Draghi. È la prima presidente di Regione donna in Sardegna.

Esaminando nel dettaglio il responso delle urne, emerge abbastanza nettamente come la sconfitta sia stata soprattutto del candidato del centrodestra Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari: a confermarlo c’è il dato delle liste, laddove il centrodestra ha superato il centrosinistra di oltre sei punti, 48,8 a 42,6, cioè ha ottenuto oltre 40 mila voti in più. Truzzu, invece, non è stato premiato: ha avuto seimila voti meno delle sue liste e li ha persi principalmente a Cagliari, città che ha governato evidentemente senza il gradimento della maggioranza dei cittadini. Nella sola circoscrizione di Cagliari ha preso più di 20mila voti in meno della Todde.

Se è vero, quindi, che la vittoria del centrosinistra è stata di misura, circa tremila voti su 650mila separano i due candidati, è altrettanto vero che è certamente più rilevante se si considera la presenza come candidato indipendente di Renato Soru, ex governatore della Regione con il centrosinistra, il quale ha preso l’8,7%.

È significativo un altro dato: la Sardegna, nelle ultime cinque elezioni regionali, non ha mai rinnovato la coalizione dell’ultimo presidente, preferendo sempre cambiare. Inserito nel contesto isolano, il dato non è esaltante: conferma l’insoddisfazione dei sardi verso chi li amministra a causa degli enormi problemi che caratterizzano la loro terra, dalla mancanza di lavoro al costante calo demografico dell’ultimo decennio (soltanto Olbia tra le grandi città è in controtendenza), con la Sardegna passata da 1.675.411 a 1.578.146 residenti tra il 2010 e il 2023, circa il 10% in meno in poco più di un decennio. Atavici anche i problemi della mobilità e della sanità.

Si può poi discutere di altro, ma si tratta di supposizioni rispetto ai dati reali. Ad esempio, ci si interroga quanto le manganellate di Pisa possano aver nuociuto al centrodestra: di certo bene non gli hanno fatto. O l’incidenza della litigiosità delle ultime settimane nel governo, esplosa anche per il voto sardo. O ancora come l’astensionismo stavolta abbia caratterizzato principalmente gli ex elettori del centrodestra.

“Con tutte le cautele del caso la situazione non mi pare positiva” ha dichiarato Gasparri all’inizio dello spoglio. E ha puntato l’indice contro Truzzu, ricordando che nella classifica del gradimento dei sindaci, stilata dal Sole 24 Ore, non brilla. Insomma, la candidatura è stata sbagliata.

Ora un’altra prova regionale attende le forze in campo: le elezioni in Abruzzo il 10 marzo 2024. Occorrerà capire se si tratta solo di un “fuoco di paglia” o se è in atto anche una tendenza nazionale. 

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