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L’importanza della sostenibilità

Quasi un centinaio di giornali in tutta Italia ha ripreso una nostra indagine statistica sul coronavirus (Leggila cliccando QUI). In sostanza abbiamo analizzato la penetrazione del Covid-19 nelle regioni e nelle province italiane in percentuale rispetto al numero dei residenti. Un piccolo calcolo statistico che, però, ci permette di far emergere alcuni elementi che riteniamo utili per contribuire alle analisi sulla diffusione del virus nel nostro Paese.

Il primo dato che emerge: non è la Lombardia, ma la Valle d’Aosta la regione italiana con il più alto tasso di contagiati da coronavirus in base al numero dei residenti. Ha 74 contagiati ogni 10mila abitanti. Dopo la Lombardia, a quota 60, spicca il Trentino-Alto Adige a quota 49, terzo posto. Una prima considerazione: il peso che il virus ha avuto in Lombardia trova ulteriore conferma nel contagio in queste due regioni autonome di turismo montano e sciistico, specie di provenienza lombarda.

La conferma della falcidia in Lombardia viene dai contagi per provincia: sempre in rapporto al numero dei residenti, è Cremona che guida la classifica nazionale con ben 138 contagiati ogni 10mila abitanti. Poi Lodi (111) e Piacenza (109). Quindi Bergamo (93) e Brescia (87). Per inquadrare questi dati, basta considerare che molte province del Sud stanno tra i due e i cinque contagiati ogni 10mila residenti, specie in Calabria, Sicilia e Sardegna.

Qui poniamo una seconda considerazione, che è anche una provocazione: davvero l’aspetto ambientale, soprattutto collegato agli allevamenti intensivi e alla diffusione del Pm10, è esente dall’influenzare questi dati?

Questa ipotesi, collegata a quel tipo di produzione altamente impattante che Unsic disapprova da sempre, trova conferma in uno studio curato da una dozzina di ricercatori della Società italiana di medicina ambientale (Sima). In particolare, Leonardo Setti dell’Università di Bologna e Gianluigi de Gennaro dell’Università di Bari hanno incrociato i dati sull’inquinamento provenienti dalle centraline di rilevamento dell’Arpa, le agenzie regionali per la protezione ambientale, con i numeri del contagio da Covid19, evidenziando una relazione tra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni di Pm10 e Pm2,5 e il numero di infetti.

Ciò trova ulteriore conferma nella nostra piccola analisi, dove non solo emergono le nette differenze tra Pianura Padana e Mezzogiorno in termini di contagi rispetto al numero di residenti, ma persino all’interno della stessa Lombardia tra le zone dove sono presenti gli allevamenti intensivi e quelle meno esposte: se Cremona è a quota 138 contagiati ogni 10mila residenti, in provincia di Varese sono solo 19, a Como 34, a Sondrio 44. Lo stesso si può osservare con le differenze nette tra Emilia e Romagna.

Insomma, se non è da escludere l’ipotesi che, oltre al peso indubbio della mobilità e dell’aggregazione, possa influire anche un collegamento tra il virus e le condizioni climatiche e ambientali, riteniamo che se davvero questa esperienza dovrà farci cambiare alcune cattive prassi, dobbiamo ripartire da un rapporto più sostenibile tra uomo e ambiente, ripensando il modo di produrre e le scelte di consumo.

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