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Salario minimo per i lavoratori: pro e contro

Ciclicamente nel nostro Paese riemerge il tema del salario minimo per i lavoratori, cioè di una cifra base per ogni ora di lavoro per cui non sia già prevista una retribuzione minima da parte dei contratti collettivi nazionali. Insomma, una sorta di “piano salariale” sotto al quale non si dovrebbe andare, come già avviene nel settore agricolo.

Sulla carta è una proposta ragionevole perché equipara i lavoratori “garantiti” da un contratto nazionale a quelli che non lo sono. Tenendo, però, presente che non si tratta di un enorme sconvolgimento: l’Italia è uno dei Paesi dove è più diffusa la copertura dei contratti nazionali, che interessa circa l’85 per cento dei lavoratori. Pertanto il “salario minimo” interesserebbe solo una parte del restante 15 per cento.

Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha proposto di fissare la retribuzione minima a 9 euro lordi l’ora, tra l’altro una cifra più bassa rispetto a quanto si propone in altri Paesi, ad esempio in Germania. La proposta piace ad alcune formazioni politiche, come il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle, ma trova la contrarietà di imprenditori e sindacati. I primi temono che un ulteriore aumento del costo del lavoro (Il Sole 24 Ore l’ha quantizzato in un 20 per cento), già gravato da imposte-record nel nostro Paese, metta le aziende fuori mercato rispetto alle concorrenti straniere; i secondi, a prescindere da alcune esternazioni di qualche leader, in realtà sono convinti che determini una riduzione del proprio coinvolgimento nelle contrattazioni tra lavoratori e aziende. Preoccupazioni che, in effetti, includono entrambe un fondo di verità.

Ma, al di là dell’interesse verso la proposta, di fatto il salario minimo non rientra tra le priorità economiche del presidente del Consiglio Mario Draghi. Lo ha confermato lo stesso premier all’Assemblea di Confindustria quando ha parlato di “un patto economico, produttivo, sociale del Paese” senza però parlare dell’introduzione del salario minimo.

Forse la svolta potrebbe arrivare dall’Unione europea: la Commissione ha presentato a fine 2020 una proposta per introdurre salari minimi in tutti i Paesi comunitari e l’approvazione potrebbe avvenire nelle prossime settimane.

(Domenico Mamone)

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