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L’acqua dispersa, emergenza del Paese

Presidente25Tra i dati emersi nel corso della giornata mondiale dell’acqua, svoltasi lo scorso 22 marzo, ce n’è uno in particolare che invita a riflettere: il 38,2 per cento dell’acqua potabile immessa nelle reti di distribuzione dei comuni capoluogo di provincia in Italia non raggiunge gli utenti finali. E’ quanto ha certificato l’Istat, con dati riferiti al 2015. Una percentuale in “colpevole” crescita, tra l’altro, dal momento che nel 2012 lo “spreco” riguardava il 35,6 per cento del prezioso liquido.

Il quadro della situazione delle nostre risorse idriche è quindi drammatico, non solo per il dispendio economico, ma soprattutto per ragioni etiche: sull’acqua si giocheranno le sorti del futuro anche geopolitico. Ancora oggi 923 milioni di persone (dati del World water council) non ha accesso diretto al bene primario, per lo più nell’Africa sub-sahariana, in Asia e in Sudamerica.

Seppur in termini meno drammatici, ovviamente, anche in Italia il problema dell’erogazione irregolare dell’acqua nelle abitazioni interessa almeno un italiano su dieci, in particolare in Calabria, in Sicilia e in Abruzzo.

Pesa, dunque, sull’Italia la responsabilità che più di un terzo di quanto immesso in rete finisca disperso. L’Istat ben focalizza in proposito: la perdita giornaliera reale è di circa 50 metri cubi per ciascun chilometro delle reti di distribuzione, un volume che, stimando un consumo medio di 89 metri annui per abitante, soddisferebbe le esigenze idriche di un anno di 10,4 milioni persone.

E’ superfluo sottolineare la centralità dell’oro blu non solo per la sopravvivenza umana, ma anche per le sue attività lavorative: poco meno della metà dei prelievi d’acqua effettuati sono destinati all’irrigazione delle coltivazioni, poco più di un quarto finisce agli usi civili, il resto è diviso tra usi industriali, produzione di energia termoelettrica e zootecnia. Sono oltre duemila le imprese coinvolte nelle attività di raccolta, trattamento e fornitura di acqua e nella gestione di reti fognarie, per un totale di circa 40mila occupati diretti.

L’acqua pubblica, con tutte le sue implicazioni, fu uno dei temi più discussi nel 2011 in occasione del referendum. Oggi dovrebbe riacquisire una centralità proprio a fronte di un’emergenza emblematica di una carente manutenzione dei nostri beni pubblici e dell’ambiente.

Inoltre, mentre in Italia, nei capoluoghi di provincia, il consumo medio individuale è di 245 litri per abitante, i cambiamenti climatici rischiano di acutizzare quella che sarà una vera e propria emergenza per il futuro: significativo il regresso della maggioranza dei ghiacciai, compresi quelli presenti nel nostro Paese.

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