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Manovra, arriva accordo tra Roma e Bruxelles. Ecco cosa cambia

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Ora è ufficiale: l’accordo tra il governo gialloverde e Bruxelles sulla manovra è stato trovato. Durante l’ultima di riunione dell’anno del collegio dei commissari è stato deciso di non avviare la procedura per debito eccessivo nei confronti dell’Italia che aveva raccomandato a fine novembre. Una decisone questa che arriva dopo che la commissione ha esaminato la nuova proposta italiana, riassunta in una lettera firmata dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Adesso c’è attesa per l’esame sulla nuova manovra contenete un maxi-emendamento dell’esecutivo con i nuovi saldi (deficit ridotto al 2,04% del pil) che prevedono la riduzione di circa 4 miliardi complessivi delle risorse per reddito di cittadinanza e quota 100 e le altre misure messe in campo per ridurre il disavanzo: dismissioni immobiliari e misure di spending review.  Vediamo nello specifico cosa cambia.

Per quanto riguarda il reddito, il governo ha assicurato che la platea dei beneficiari resta immutata ma la partenza della misura da marzo e l’ipotesi che non tutti gli aventi diritto chiedano il sussidio consentono di risparmiare circa 2 miliardi rispetto ai 9 previsti, compresi i fondi ora impegnati per il Rei. La dote per l’uscita dal lavoro in anticipo rispetto a quanto prevede la riforma Fornero sarà ridotta di altrettanto grazie al gioco delle finestre di uscita (per esempio gli statali che maturano i requisiti a fine marzo prenderebbero l’assegno solo da ottobre) e ai paletti come il divieto di cumulo con stipendi superiori ai 5mila euro. Il governo stima che solo l’85% degli aventi diritto deciderà di avvalersi della quota 100.

Reddito di cittadinanza
Secondo il governo, la platea dei beneficiari resta immutata ma la partenza della misura da marzo e l’ipotesi che non tutti gli aventi diritto chiedano il sussidio consentono di risparmiare circa 2 miliardi rispetto ai 9 previsti, compresi i fondi ora impegnati per il Rei. I 780 euro mensili saranno erogati in base all’Isee (previste decurtazioni se si è possessori della prima casa), la platea potenziale è di 5 milioni di persone. Lo stanziamento 2019 è di 6,1 miliardi, calcolato sulla base della partenza della misura ad aprile e ipotizzando un 10% di adesioni in meno.

Quota 100
La quota cento sarà in vigore dal 2019 e fino al 2021 e sarà possibile andare in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi. Le finestre, però, sono mobili (3 mesi per i dipendenti del settore privato; 6 per quelli pubblici e 2 in più per gli insegnanti). La platea interessata è di circa 800mila persone nel triennio, di cui 350mila almeno l’anno prossimo. Lo stanziamento è di 4,7 miliardi e comprende anche il rinnovo per un anno di Ape sociale opzione donna. Le regole della legge Fornero (67 anni di età con 20 di contributi o 42 anni e 10 mesi) restano in vigore.

Taglio pensioni d’oro
Il taglio delle pensioni più ricche scatterà da 100mila euro lordi e non da 90mila. La riduzione per gli assegni tra i 100mila e i 130mila, il primo dei cinque scaglioni sarà del 15%. La misura sarà inserita in manovra con un emendamento. La durata è prevista in 5 anni. Attesa una rimodulazione del taglio: sarà del 25% per gli assegni tra i 100 e i 200mila euro; del 30% fino a 350 mila; del 35% tra 350mila e 500mila; del 40% per assegni.

Tasse alle imprese
Prevista dal 2019 un’aliquota unica al 15% per partite Iva e piccole imprese con redditi fino a 65mila euro. La misura è finanziata con 330 milioni. Dall’anno successivo si dovrebbe introdurre una seconda aliquota del 20% per i redditi fra 65 e 100mila.

Dismissioni
Determinante per ottenere l’ok sul fatidico 2,04% sono le dismissioni degli immobili pubblici, che si prevede possano fruttare almeno un paio di miliardi. Il complesso delle privatizzazioni dovrebbe portare, nelle idee del Tesoro, circa l’1% del Pil, ossia 18 miliardi.

 

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