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Partite Iva, arriva il concordato sulle tasse

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Nei giorni scorsi il Consiglio dei ministri ha approvato il concordato preventivo biennale, con cui le partite Iva potranno sapere in anticipo quanto dovranno versare di tasse per i due anni successivi. Sulla base del reddito dichiarato negli anni precedenti, infatti, l’Agenzia delle entrate potrà fare un calcolo dell’ammontare delle tasse.

Obiettivo della manovra è combattere l’evasione fiscale, che in Italia vale 83,6 miliardi di euro, di cui 30 miliardi solo dalle imposte sul reddito dovute dagli autonomi e 18 dall’evasione dell’Iva. Nonostante l’opposizione sia di tutt’altro parere, il governo spera che semplificando il sistema le partite Iva siano indotte a presentare dichiarazioni più veritiere.

Il provvedimento è stato dettato dalla necessità di trovare nuovi strumenti che permettano di combattere una piaga di cui si discute da tempo nel nostro Paese. Infatti, mentre i pagamenti digitali hanno in parte ridotto l’evasione dell’Iva, al contrario, stando alla relazione annuale del ministero dell’Economia presentata lo scorso ottobre, dal 2016 l’evasione dell’Irpef (l’imposta sui redditi delle persone fisiche, sul lavoro autonomo e d’impresa) è aumentata di oltre 3 punti percentuali, raggiungendo quota 69,7 per cento.

Le politiche adottate dai governi che si sono succeduti nel corso del tempo si sono rivelate abbastanza fallimentari e l’evasione fiscale continua a pesare sulle tasche di tutti gli italiani. Ciononostante dei dubbi permangono.

A generare scetticismo è soprattutto la decisione di aprire il concordato anche alle partite Iva con un valore Isa (indici sintetici di affidabilità) inferiore ad otto. Questo parametro indica il grado di l’affidabilità delle dichiarazioni dei redditi di un lavoratore autonomo: si è considerati affidabili solo sopra la soglia dell’otto, altrimenti si è “a rischio evasione”.

Inizialmente il concordato doveva essere rivolto alle partite Iva sopra tale soglia, in seguito, invece, su indicazione del parlamento, è stato esteso a tutti, a prescindere dal grado di affidabilità. Unica eccezione è prevista per coloro che hanno più di 5mila euro di debito con il fisco.

In totale, quindi, saranno ben 4,2 milioni i lavoratori autonomi che potranno usufruire dell’agevolazione. Di cui 2,5 milioni di partite Iva con regime fiscale sottoposto agli Isa, e 1,7 milioni con regime forfettario. Per quest’ultime, però, tendenzialmente piccole attività agevolate già dalla flat tax al 15 per cento, il concordato sarà in forma sperimentale e durerà solo un anno. In base ai risultati raggiunti dal provvedimento, il governo deciderà se estendere il concordato a due anni anche per i regimi forfettari.

Nonostante il testo definitivo non sia stato ancora pubblicato, dalle indiscrezioni riportate dal Sole 24 Ore, dal prossimo 15 giugno l’Agenzia delle entrate dovrebbe iniziare a presentare le proposte ai lavoratori autonomi, che avranno tempo fino al 15 ottobre per accettare o meno. Qualora si aderisca al concordato, la somma indicata dovrà essere pagata entro 30 novembre 2024.

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