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Cospito, terrorista o martire?

Il “caso Cospito” è diventato l’argomento del giorno. Si è, infatti, notevolmente alzato il livello dello scontro politico su questo attivista anarchico che da 100 giorni in carcere sta facendo lo sciopero della fame contro il regime del 41bis (“carcere duro preventivo per isolare il detenuto”), a cui è sottoposto da maggio scorso.

In sostanza c’è chi ritiene ingiusto questo trattamento carcerario per un cittadino che comunque non è un assassino né un mafioso e chi, al contrario, non solo valuta giusto il regime del 41bis, ma ritiene questa battaglia a favore del terrorista anarchico come strumentale per attaccare l’attuale governo, spiegando che non a caso lo sciopero della fame è iniziato con l’insediamento di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi (cioè non a maggio, ma ad ottobre) e sono settimane che sui muri di mezza Italia appaiono scritte a favore di Cospito.

A dare ulteriore fuoco alle polveri è stato Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia, il quale durante il dibattito sull’istituzione della commissione antimafia ha attaccato quattro parlamentari del Pd (Lai, Orlando, Serracchiani e Verini), che nelle scorse settimane erano andati a trovare Cospito in carcere (“La sinistra sta con i terroristi o con lo Stato?” è l’accusa di Donzelli). Il deputato toscano ha anche rivelato intercettazioni nel carcere tra Cospito e il camorrista Francesco Di Maio e l’affiliato alla ‘ndrangheta Francesco Presta: entrambi lo invitavano a tenere duro per arrivare all’abolizione del 41bis e dell’ergastolo ostativo. Una di tali intercettazioni è avvenuta il 12 gennaio, nel giorno della visita dei deputati dem. Di qui la conclusione di Donzelli.

Un filone della polemica politica riguarda anche le modalità con cui Donzelli sia venuto in possesso di questi documenti.

Di certo la storia di Cospito, che qualcuno vorrebbe martire e qualcun altro teme possa diventarlo, non lo eleva però a stinco di santo. L’abruzzese 55enne è stato condannato nel 2014 a dieci anni e otto mesi per la gambizzazione di Roberto Adinolfi, dirigente dell’Ansaldo Nucleare. In stile Brigate Rosse. Ha poi ricevuto una condanna all’ergastolo ostativo per l’attentato del 2006 contro la scuola allievi carabinieri di Fossano (Cuneo), quando l’esplosione di due ordigni soltanto per casualità non ha provocato vittime. Dal momento che la Corte di Cassazione ha riqualificato il reato, in base all’art. 285 del codice penale, come “atto terroristico”, Cospito è stato posto in regime di 41bis nel carcere di Sassari. Ora è nel penitenziario di Opera per assicurargli migliori cure.

La sua biografia, ricca di vicende giudiziarie, sta passando però in secondo piano rispetto allo scontro politico. E Cospito, più che terrorista o martire, è diventato uno strumento in mano ad entrambi gli schieramenti politici. E mediatici. Emblematico il titolo odierno di Repubblica: “Cospito tempesta sul governo”, con l’editoriale di Carlo Bonini intitolato “Il dovere di dimettersi”.

Di fatto, gli antagonisti e i sostenitori del governo partecipano all’eterno conflitto tra garantisti e giustizialisti. I primi denunciano le attuali derive securitarie che rischiano di annullare diritti e garanzie, mentre i secondi ribadiscono la fermezza nei confronti della criminalità.

A sostegno dei primi è doveroso ricordare che il 41bis è un unicum occidentale, figlio della particolare condizione italiana tra attentati terroristici e stragi mafiose: l’ergastolo ostativo era stato abolito nel 1974 e poi ripristinato nel periodo delle stragi. Sia la Corte di Strasburgo sia la Consulta hanno più volte giudicato illegale il 41bis.

Allo scontro ideologico si affiancano le tesi su possibili intenti comuni tra criminalità organizzata e anarchici contro il carcere duro. Il quotidiano Il Domani rivela che Cospito non avrebbe incontrato solo Presta e Di Maio. ma anche Pietro Rampulla, l’artificiere della strage di Capaci e anche lui lo avrebbe incitato a continuare la battaglia contro il carcere duro. Insomma, mafia, ‘ndrangheta e camorra starebbero provando a sfruttare il caso Cospito per demolire il 41bis.

In fondo ciò non è molto distante dalla teoria di Donzelli: “C’è una nuova strada che sta tentando la mafia per far cedere lo Stato sul 41bis, con un nuovo personaggio, un influencer che è il terrorista Cospito” è quanto ha detto in Aula.

Ci sono poi letture “complottiste” e un po’ fantasiose, secondo cui la vicenda della cancellazione del 41bis potrebbe essere legata alla resa di Messina Denaro, a cui qualcuno avrebbe promesso un regime di carcere ordinario in cambio della resa.

Sono invece trasversali le preoccupazioni per l’insurrezionismo anarchico, che rischia di far precipitare l’Italia nei deprecabili anni Settanta, segnati dalla violenza ad ogni livello e da quella “strategia della tensione” che ha fatto il gioco proprio dei poteri costituiti. Forse gli stessi anarchici, nei loro deliri di onnipotenza, non si rendono conto che le loro azioni diventano controproducenti, arroccando l’opinione pubblica proprio verso l’intransigenza.

Noi crediamo che tale complessa vicenda debba rimanere principalmente nei confini giudiziari puri e nessuno debba sostituirsi ai giudici. Per cui attendiamo con fiducia e rispetto la pronuncia della Cassazione, prevista per il 7 marzo, quando deciderà sul ricorso della difesa di Cospito rispetto alla decisione del tribunale di Sorveglianza di Roma che ha disposto il carcere duro per i prossimi quattro anni. Fermezza e umanità debbono andare a braccetto.

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