
Alcuni, con molta onestà, ammettono che non avrebbero scommesso un euro sulle capacità di gestione della “macchina Italia” da parte del premier Giorgia Meloni, soprattutto a livello diplomatico. Il presidente del Consiglio, invece, sta dimostrando di avere le idee ben chiare e di seguire una linea estremamente decisa e proficua sul fronte internazionale, che sta dando risultati insperati.
Innanzitutto si sta dimostrando armonioso e fruttuoso il rapporto con l’Europa, cioè quel fronte che avrebbe potuto rappresentare il nervo scoperto a causa di antiche posizioni euroscettiche da parte della destra italiana. Certo, ad esempio convincere tutti i Paesi sulla presa in carico dei flussi migratori non è facile, sia per ragioni politiche – paradossalmente (ma fino ad un certo punto) sono proprio le due nazioni più a destra, Polonia e Ungheria, a mettersi di traverso – sia per ragioni geografiche, in quanto l’Italia, insieme alle altre nazioni che si affacciano sul Mediterraneo, è naturalmente (e storicamente) terra di approdi. Va detto che a causa dell’esperienza coloniale molti immigrati tendono però ad utilizzare il nostro Paese come semplice attracco per poi proseguire verso la Francia, seppur con difficoltà, o verso il Nord Europa.
Nonostante l’oggettiva difficoltà, dimostratasi tale per la maggior parte dei governi precedenti, Giorgia Meloni è riuscita a “dare peso” al tema nell’agenda comunitaria, ad esempio con il nuovo sistema di controllo europeo delle frontiere esterne, e, visti i precedenti, ciò non è poco. Inoltre poco più di un mese fa, il Consiglio Affari interni dell’Unione europea ha approvato un testo di compromesso su immigrazione e asilo (con il solo voto contrario di Polonia e Ungheria e l’astensione di Bulgaria, Lituania, Malta e Slovacchia). In attesa del testo definitivo, si è creato un importante quadro giuridico di riferimento per possibili intese con Paesi terzi sicuri e si è scongiurata l’eventualità di “centri di raccolta degli immigrati” a pagamento. Positiva la creazione di un fondo europeo per i Paesi terzi di origine e transito dei flussi.
Altro incasso della premier è quello della terza rata del Pnrr, su cui le opposizioni spergiuravano difficoltà ad ottenerlo. La rimodulazione in tempi record e l’arrivo di 18,5 miliardi spengono ogni polemica.
Oltre all’immigrazione, Giorgia Meloni ha indubbiamente ottenuto successi a Washington grazie principalmente alla piena adesione alla linea occidentale e di totale sostegno all’Ucraina, che rinsalda il rapporto con gli Usa. La scelta italiana, chiara sin dall’inizio del mandato della presidente Meloni, anche coraggiosa in quanto l’opinione pubblica italiana, secondo la maggior parte dei sondaggi, non è così favorevole all’invio di armi a Kiev. Il successo è soprattutto governativo in quanto l’Italia, pur con un governo ideologicamente differente da quello statunitense, si conferma “partner affidabile”.
Altra questione è l’atteggiamento italiano verso la Cina, il principale competitor degli Stati Uniti. In ballo c’è il rinnovo o la revoca del Memorandum of Understanding (MoU) sulla partecipazione italiana alla Belt and Road Initiative (BRI), firmato dall’ex premier Giuseppe Conte tra tante polemiche. Pur tra le bocche tutte cucite, non è escluso che l’Italia guidata dal centrodestra possa revocare il MoU, rafforzando lo storico legame con Washington rispetto a quello certamente inconsueto con Pechino, aperto dal leader dei Cinquestelle.
Il tema dei rapporti con l’Africa è un altro fronte che vede il governo Meloni particolarmente attivo: l’obiettivo è coinvolgere il G7 ed altre istituzioni internazionali per cooperazione economica ed energetica, nonché gestione ordinata dei flussi migratori. I rafforzati legami con la Tunisia e gli incontri della leader italiana con molti premier dei governi africani vanno in questa direzione.
Si riducono, insomma, gli argomenti di polemica in mano alle opposizioni, ora concentrate sul gettare benzina sulla parziale cancellazione del Reddito di cittadinanza, misura del resto già ampiamente annunciata da tempo (da otto mesi). E condivisa, tra l’altro, dalla maggior parte degli italiani che fanno fronte alle difficoltà rimboccandosi le maniche e non attraverso la manna dal cielo pagata da tutti i cittadini, tralasciando le vere e proprie truffe “provocate” dalla misura assistenziale in questi anni.
Grazie alla “stretta” e ai dati positivi sul lavoro e sull’economia in generale (il Fondo monetario ha fissato ora il Pil a +1,1 nel 2023 contro le previsioni dello 0,6 di inizio anno), le famiglie che percepiscono il reddito nei primi sei mesi del 2023 si sono dimezzate (dati Inps), passando da 899.333 a 486.190 nuclei. Comunque chi ha perso il reddito ed è ritenuto occupabile potrà avere 350 euro al mese come supporto alla formazione al lavoro attraverso gli sportelli dei Centri per l’impiego e dell’Inps.
(foto di Giorgia Meloni da governo.it)