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La Germania dal “patriottismo” riemerso

Domenico MamoneSi torna a parlare di “estrema destra” in Europa. Ma questa volta lo spunto non è fornito da partiti ormai noti, come il Front National di Marine Le Pen, che ha raccolto il 21,5 per cento alle ultime presidenziali francesi, o il Pvv di Geert Wilders che ha ottenuto il 13,1 per cento alle elezioni olandesi del marzo scorso, o ancora Alba Dorata, che è la terza forza politica della Grecia con il 7 per cento dei voti, A fare notizia non sono nemmeno le muscolose destre di governo, come quella di Viktor Orban in Ungheria, o dei fratelli Kaczynski in Polonia o dei nazionalisti fiamminghi dell’Nva del sindaco di Anversa Bart De Wever,

E’ l’estrema destra che entra per la prima volta nel parlamento tedesco, il Bundestag – e con una “pattuglia” di ben 94 rappresentanti – ad occupare il dibattito politico internazionale, suscitando non poche preoccupazioni.

Ad impressionare è innanzitutto la rilevanza di quest’affermazione politica: il giovane partito Afd, Alternative für Deutschland, fondato nel 2013 da Bernd Lucke, professore di macroeconomia all’Università di Amburgo, affascina e conquista quasi sei milioni di tedeschi, pari al 12,6 per cento dell’elettorato votante. L’estrema destra si colloca, quindi, come terza forza politica della Germania. Una realtà imprevedibile solo qualche anno fa.

Giustificati allora i timori, che presentano una base comune: l’estrema destra che fa più paura è quella che matura nella nazione tedesca. Ma le sfumature dell’ansia – tra l’allarmismo e il catastrofismo – sono diverse. C’è chi si preoccupa principalmente per i contraccolpi che il risultato delle urne avrà sul già malconcio ideale comunitario: il forte ridimensionamento dei partiti europeisti non potrà essere ignorato da chiunque entrerà a far parte del nuovo governo con l’inossidabile cancelliera Merkel. Il contraccolpo più deciso, dopo la Brexit, potrebbe insomma venire proprio dallo Stato che ha sostenuto in maniera più decisa le politiche “europeiste” nel vecchio continente (orientamento che ha comunque permesso ai tedeschi – va aggiunto per dovere di cronaca – di beneficiare dell’introduzione dell’euro più di tutti gli altri Paesi).

Più profonda l’apprensione di chi teme il riaffacciarsi di una destra imbevuta di dottrina neonazista nella nazione che ha visto nascere, ha coltivato e ha glorificato in massa una delle più aberranti ideologie novecentesche. E’ esagerato – come fa più di qualcuno in queste ore – evocare l’aria di Weimar, il periodo di gravi tensioni interne che si concluse con l’ascesa al potere di Adolf Hitler e del Partito nazionalsocialista nel 1933?

Non allentano certo le tensioni i rigurgiti negazionisti dell’Olocausto espressi da alcuni esponenti dell’estrema destra tedesca o i tentativi di sdoganare il Fuhrer (dichiarazioni del tipo “Non tutto di Adolf Hitler è da buttar via”) fino all’esigenza di porre fine al “culto della colpa” per le atrocità belliche.

Attenzione, però, a soffermarsi unicamente sulle dispute storiche ignorando, nel contempo, le vere ragioni che stanno alla base dei clamorosi consensi ottenuti dall’estrema destra. I nazionalisti, che sempre più si autodefiniscono “patrioti” e continuano a riscuotere successi in tutta Europa, costituiscono la risposta più istintiva alle crisi economiche e morali associate ai detentori del potere e alla finanza internazionale, all’austerità come ricetta salvifica per uscire dalla recessione (quasi sempre smentita dai fatti), agli squilibri economici e alle crescenti disuguaglianze sociali, ma anche alle scellerate politiche migratorie figlie di errori – ed orrori – geopolitici, nonché – specie in Italia – di squallidi interessi economici.

Tutto ciò trova conferma, ad esempio, nella sovrapposizione dei dati sulla disoccupazione in Germania con i consensi raccolti dall’Afd: l’estrema destra ha registrato le più nette affermazioni nei Länder della Germania dell’Est, dove il tasso dei senza lavoro è al 9,4 per cento contro il 5,5 dell’Ovest. L’associazione tra la crisi e l’immigrazione fa spesso il resto: i richiedenti asilo e i rifugiati sono spesso percepiti come parassiti e gli attacchi violenti contro di loro sono quasi decuplicati in appena due anni: dai 189 del 2014 ai 1.441 del 2016 (fonte Truenumbers). E’ sempre più accettata e condivisa l’idea che l’ondata di immigrati sia finalizzata a disgregare la Germania. Il voto all’Afd è conseguenza anche di questo.

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